lunedì 19 marzo 2012

Autostrada: il No arriva al Ministero

Garlasco, agricoltori e ambientalisti contro la Broni-Mortara: «Protesteremo a Roma scavalcando Provincia e Regione».


Le associazioni: «Provocherà danni incalcolabili al territorio»

Paolo Rossi Borghesano "Noi cacciatori ci sentiamo coinvolti e ci opponiamo: c’è il timore di un impatto ambientale devastante sull'intera zona", Luigi Portalupi "I nostri dubbi riguardano in primo luogo anche il dissesto idrogeologico e le possibili conseguenze sulla rete idrica"

Lorenza Costa Barbe’ "Se questo piano si realizzerà la nostra azienda agricola sarà costretta a chiudere perchè consumeranno tutti gli spazi", Paolo Zerbi "E’ un tratto stradale perfettamente inutile, non so come definire altrimenti un percorso che finisce in mezzo alla campagna".

Il presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) è deciso: «Con quest’opera andremo incontro a danneggiamenti incalcolabili per il territorio, la scorsa settimana ci siamo incontrati in Provincia anche in presenza di altre associazioni interessate dalla questione a livello ambientale – afferma Giovanni Daghetta (nella foto) – attualmente il progetto non trova il nostro favore anche perché la Regione Piemonte non ha previsto in alcun modo un raccordo con la Broni – Mortara. Se ci fosse il coinvolgimento di un’altra regione sarebbe comprensibile, ma i disegni attuali propongono un’autostrada che va a finire in mezzo alle campagne mortaresi, così è un’opera senza senso». Agricoltori ed ecologisti si sono trovati sullo stesso fronte nella protesta contro la Broni-Mortara, caiascuno portando le proprie ragioni.
GARLASCO «L’autostrada Broni – Mortara è una camera a gas». Questo lo slogan che campeggiava nella una sala polivalente strapiena per la conferenza organizzata l’altra sera da Legambiente, WWF, Comitato Agricoltori, “La Rondine” e dal coordinamento dei comitati e delle associazioni contrarie al progetto per la realizzazione del tratto autostradale. Pochissimo il tempo che separa l’incontro dal termine fissato per la presentazione delle osservazioni al progetto, che scade il prossimo 19 marzo ma le associazioni ci vogliono provare: «Ci rivolgeremo al ministero per l’Ambiente, scavalcando Provincia e Regione». Intorno alle 21,30 a prendere la parola in sala tra i rappresentanti presenti il portavoce di Legambiente, Renato Bertoglio, che ha illustrato con precise proiezioni il disegno definitivo del percorso. «Sarà un’opera costosa e devastante per il territorio: un centinaio di aziende agricole attraversato, un consumo di suolo senza precedenti, senza contare (e questi sono i punti salienti che motivano il “no” delle associazioni presenti) che sono altre le priorità del nostro territorio come la bonifica dell’amianto nell’area ex Fibronit o un nuovo ponte sul Po che sostituisca quello della Becca» Tra i presenti è prevalso lo scoramento rispetto a un progetto di cui non si comprende l’utilità e che sembra avere solo difetti: «Io faccio parte dei circa 800 cacciatori della Tc2 Dorno – Lomellina e confermo che siamo tutti contrari – dichiara il tromellese Paolo Rossi Borghesano – l’impatto ambientale che questa infrastruttura andrà a provocare sarà davvero grave per la nostra categoria, andando a rovinare l’habitat naturale della fauna di questa zona». Secondo Paolo Zerbi, collega cacciatore è «una tratta inutile, che per di più va a finire in mezzo alle campagne di Mortara» e di un progetto che «non ha senso visto il potenziamento che è già stato fatto sulla statale dei Cairoli, più che sufficiente per il polo logistico presente in lomellina». «Noi abbiamo forti dubbi per quanto concerne il dissesto idrogeologico che verrà provocato dalla Broni – Mortara – dichiara Luigi Portalupi – abbiamo incontrato di recente i progettisti Sabron che hanno mostrato mappe in cui non c’era traccia della rete idrica lomellina, ricchissima per la verità di canali colatori o irrigui, perché mai si dovrebbe inoltre realizzare un’intera autostrada in elevazione a quattro metri da terra?». «L’autostrada si porterà via 16 ettari della mia azienda agricola, in pratica la metà – spiega Lorenza Costa Barbè, che fa parte del Comitato agricoltori per la tutela del territorio – saremo costretti a chiudere l’attività avviata da anni e ci amareggia che nessuno abbia neppure chiesto il nostro parere, è una vergogna».

articolo di Maria Pia Beltran, La Provincia Pavese, 16/03/2012

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