da REPORT - RAI 3
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dice che le morti premature in Italia per polveri sottili, prodotte principalmente dal traffico, sono a livello nazionale, 39.000 l’anno. E’ come se cascasse un aereo ogni due giorni. Se così fosse ci sarebbe un grande allarme e una pressione fortissima per chiedere maggior sicurezza. L’aria invece è meno visibile e la percezione del danno inesistente.
Commento sul MISA 2, recente studio epidemiologico degli effetti a breve termine dell'inquinamento dell'aria (considera solo alcuni inquinanti atmosferici):
"MISA-2 (vedi commento al post) offre un'indicazione importante: a volte rispettare i limiti può non essere sufficiente: per il monossido di carbonio, infatti, siamo già al di sotto dei limiti previsti dall'Unione europea. Ciononostante, di monossido di carbonio si continua a morire, e se si riducesse la media giornaliera delle concentrazioni di CO di un ulteriore milligrammo per metro cubo si risparmierebbero quasi 900 vite ogni anno."
Mancano studi esaustivi sugli effetti a lungo temine dell'inquinamento atmosferico, e sulle cause di malattie degenerative come tumori e malattie neurologiche (parkinson - alzheimer), che sono in costante aumento.
L'autostrada e gli interporti la dicono lunga sulle premure paterne che i nostri Amministratori nutrono nei nostri confronti.
7 commenti:
Partecipo anch'io con le mie possibilità a chiedere maggiore chiarezza e informazione su questa questione dell'autostrada che, così come si sta presentando, non accoglie per niente il mio favore, anche se per lavoro mi sposto abbastanza in zona. Ai costi previsti, e con le ricadute negative su agricoltura, ambiente e salvaguardia inesistente del patrimonio naturale della nostra zona, è solo inutile e dannosa, ed è palese che serve solo all'interesse economico di pochi...
Sono problemi su cui occorre riflettere seriamente.
I trasporti sono indubbiamente un servizio indispensabile per la collettività, ma, come ogni attività, generano benefici così come costi e sopra determinate soglie possono causare conseguenze negative, che vanno a ricadere non solo su chi ha usufruito del servizio, ma anche su altre persone e sull’intera società. Ad esempio l’inquinamento dell’aria.
I meccanismi di difesa dell’apparato respiratorio sono numerosi, ma adatti a proteggerci per lo più da sostanze di origine naturale, con dimensioni superiori a qualche decina di micron (μm). Le sostanze più dannose sono quelle di tipo gassoso e le particelle di piccolissime dimensioni, in quanto riescono ad arrivare molto in profondità nel nostro sistema respiratorio, addirittura a livello di alveoli. Da uno studio del Centro Europeo Ambiente e Salute di Roma, dell’Organizza-zione Mondiale della Sanità (OMS), risulta che “le concentrazioni di inquinamento misurate nelle città italiane sono elevate e sono responsabili di effetti negativi sulla salute”.
Secondo lo studio OMS citato, se si riuscisse a contenere la concentrazione media di PM10 a 30 μg/m3, si riuscirebbero a prevenire, solo nelle 8 maggiori città italiane più di 3.500 morti all’anno e migliaia di ricoveri per malattie respiratorie.
L’utente di un mezzo deve pagare per l’uso (ad es. benzina, autostrada), questi costi vengono detti “interni”, mentre l’inquinamento dell’aria, i danni all’ambiente, alla salute, ecc., vengono detti “esterni”, perché non pagati direttamente dall’utente.
Utilizzando un modello chiamato MACBET (Modello per l’Analisi Costi Benefici delle Tecnologie Energetiche), la regione Lombardia nel 2000 ha calcolato un importo complessivo parziale (sono esclusi gli impatti su acqua e suolo e non sono considerate le polveri) dei costi “esterni” nell’ordine di 13.500 miliardi di lire, pari al 4% del PIL della Lombardia (valore al 1996) così disaggregato (mld):
• trasporti 5.300
• energia 3.700
• civile 3.000
• industriale 1.500
Grazie per i preziosi commenti e gli approfondimenti tecnici. Accogliamo con piacere interventi di questo tipo.
Desidero esprimere tutta la mia solidarietà e stima per chi, come gli ideatori di questo blog e i lettori, sta cercando di fermare la costruzione dell'autostrada Broni-Mortara. Abito a Cava Manara, nel Pavese, un paese che negli ultimi anni è stato stravolto nel suo impianto urbano da un'edilizia selvaggia, poichè selvaggi si sono dimostrati responsabili. A ciò si sono aggiunti scempi di ogni genere, come l'indimenticata deriva dell'edificio storico di maggior valore nel paese, la villa Olevano, nonchè i mancati, sebbene necessari, provvedimenti per migliorare la viabilità. Inoltre, sull'onda lunga di una moda pavese che tradisce solo la volontà di battere cassa, non di tutela del cittadino,si sono inaspriti i metodi dei vigili urbani. Fino a pochi giorni fa, l'unica voce, accorata e sensibile ai problemi enormi dell'ambiente in relazione ai nuovi progetti edilizi e stradali della zona, veniva dagli esponenti di un partito (R. C., ma direi che gli schieramenti c'entrano poco) attraverso un misero volantino, distribuito qua e là nel paese. La "Provincia Pavese", strategicamente, ha sempre deviato l'argomento lontano dalle prime pagine, cioè in sostanza senza sporcarsi le mani ha fatto l'interesse dei costruttori, legittimamente forse, ma di certo nella maniera più sgradevole. Tuttavia, ho scoperto che il tentativo di soffocare le opposizioni non ha funzionato. Venerdì 9/01 a p. 9 dello stesso quotidiano ho potuto leggere la lettera al sindaco di Cava di un cittadino cavese - so che non si tratta di un nostalgico scriteriato ma di un innamorato delle sue terre - il quale denuncia le brutture diffuse sul territorio. Poi ho appreso della vostra esistenza. Grazie! N. B.
La ringraziamo di cuore per le Sue parole di sostegno e di solidarietà, ma non possiamo unirci alle critiche mosse contro 'La Provincia Pavese', che in queste settimane si sta occupando dell'autostrada dando spazio anche alle voci del dissenso, attraverso la pubblicazione di articoli e di lettere. Ci auguriamo che questa attenzione prosegua nelle settimane a venire e aumenti di intensità, sull'onda dello scontento di quanti, non adeguatamente informati dalle amministrazioni comunali, si sentono cittadini di seconda categoria. Agli organi di informazione chiediamo di integrare questa colpevole mancanza e di esprimere valutazioni obiettive e indipendenti su un tema così delicato, che si presta ad influenze e manipolazioni politiche, a causa degli enormi interessi economici in gioco. Siamo certi che 'La Provincia Pavese' e gli altri quotidiani locali non si sottrarranno al dovere di corretta informazione su un tema così importante e che riguarda la vita e la salute di tutti i pavesi: loro inclusi. Portiamo il più grande rispetto per la Sua esperienza negativa che, vogliamo sperare, non sia dovuta alla malafede di nessuno.
dal Corriere - 22 giugno 2006
Quasi un decesso al giorno provocato da Pm10 e ozono e una mortalità per patologie cardiovascolari che registra anche 120 casi l'anno: a Milano si muore di smog. Lo dice un dossier riservato dell'Asl, inviato a Regione, Provincia e Comune. Una ricerca che individua la causa principale dell'aria malata: «Nel 70% dei casi, la colpa è del trasporto su strada». Il dossier, la cui mancata diffusione dall'Asl ha portato a inoltrare ricorso al Tar, prende in esame il periodo 1998-2003. Ma rispetto ad allora i parametri di valutazione sono cambiati: «Se fossero stati utilizzati le stime sarebbero raddoppiate».
LO STUDIO — Due i passaggi-chiave nella pagina in cui i responsabili dello studio tirano le conclusioni. Primo: «Il principale contributo alle concentrazioni degli inquinanti è dato dal trasporto su strada (per il Pm10, circa il 70%)».
Secondo passaggio- chiave: «La possibilità di riduzione degli effetti sulla salute è legata al contenimento delle emissioni di inquinanti nell'atmosfera».
E’ importante notare che non esiste una “dose soglia”, cioè un livello di PM10 al di sotto del quale si possano escludere danni biologici, e che l’entità degli effetti sulle popolazioni esposte aumenta in modo proporzionale all’aumentare della concentrazione di PM10 nell’aria.
ESTRATTO DI UN INTERVISTA AL DR. CROSIGNANI
(Isituto dei tumori di Milano, responsabile sezione epidemiologia e registro nazionale tumori)
L'EPIDEMIOLOGO
«A rischio tutta la popolazione»
Simona Ravizza
Sono più gravi le conseguenze dell'inquinamento a breve o a lungo termine? «Bisogna sfatare una convinzione diffusa». Paolo Crosignani, direttore dell'Unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto dei Tumori, qual è l'errore comune cui fa riferimento?
«L'inquinamento non si limita semplicemente ad anticipare di qualche mese la morte di chi è già ammalato». Ma i benefici un'eventuale riduzione dello smog dopo quanto tempo si manifestano?
«Se l'inquinamento rimane elevato, anche la mortalità resta alta. Viceversa, se da domani fossero diminuiti i microgrammi di veleni nell'atmosfera calerebbero da subito anche i decessi». A partire da che età si manifestano i danni? «Per gli effetti a breve termine è più a rischio la popolazione dai 45-50 anni in su». «Gli effetti a lungo termine sono di gran lunga più elevati». «Ribadisco: lo smog peggiora la salute di tutta la popolazione, aumentando per esempio il pericolo di tumori polmonari, a parità di altri fattori di rischio come fumo e stili di vita sbagliati». «Il Pm10 ha un effetto netto sulla salute di tutta la popolazione». Vuol dire che l'aria cattiva provoca patologie che altrimenti non sarebbero insorte?
«Ogni 10 microgrammi in più di polveri sottili nell'atmosfera tolgono sei mesi di vita a una persona». Come si fa ad arrivare a questo dato? E ai bambini cosa succede? «A Milano i più piccoli sono condannati a soffrire di esplosioni di allergie e di problemi respiratori. Inghiottire veleni rallenta, inoltre, la crescita dei polmoni nei bambini che svilupperanno così una minore capacità respiratoria».
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