Non entro nella questione specifica del Comune di Torre d'Isola anche se si viene a sapere che il piano regolatore prevede un progetto di "espansione industriale"... e si intuiscono pressioni di vario tipo per ulteriori urbanizzazioni. Per chi non lo sapesse Torre d'Isola e il suo territorio sono una splendida fetta di parco del Ticino, che non ha certo bisogno nè di aree industriali nè di capannoni, al limite potrebbe ospitare qualche azienda agricola biodinamica.
Ma rimaniamo all'affermazione del sindaco sul parco del Ticino, perchè è, purtroppo, falsa. L'Ente Parco non è all'altezza del parco del Ticino.
Semplicemente non è in grado di tutelarlo. Prova ne sia l'intera questione dell'autostrada Broni - Pavia - Mortara. L'Ente parco è una struttura politica che risponde a logiche politiche e la tutela del territorio diventa inesistente quando la pressione cresce. La vocina si fa sottile sottile fino a sparire.
Se vi leggete il parere in merito alla Broni Mortara del gennaio 2007 c'è una tale quantità di moniti e di segnalazioni sul potenziale distruttivo dell'opera viaria che sembra preludere ad un parere negativo. Invece no. L'autostrada si può fare. Subito. Ciack! Si scava. Certo con qualche raccomandazione ed una serie di richieste, VAS in testa, indirizzate alla Regione Lombardia (stiamo peraltro vedendo che nell'accezione della Regione la VAS è un puro atto burocratico, tant'è che è l'ultima delle preoccupazioni e, se tanto mi dà tanto, la VIA la scriveranno su un pezzo di carta igienica).
Si intravedono nel documento le due anime dell'Ente Parco. Da una parte l'amore per il miracolo di equilibrio naturale che resiste proprio nel bel mezzo della Pianura Padana, ed è la mano che scrive le clausole e le osservazioni, come quella di una madre che si raccomanda dovendo abbandonare il figlio agli aguzzini, dall'altra il burocratico "obbedisco" testimone dell'assenza di uno schema di sinceri valori ambientali, che sacrifica un bene comune, riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità, sull'altare dell'osservanza politica, senza nemmeno opporre una pur simbolica resistenza. E dire che il progetto di questa autostrada offre tanti e tali spunti di critica che le occasioni non sarebbero mancate.
Dal punto di vista istituzionale il comportamento dell'Ente Parco è imperdonabile. Riesce difficile spiegare ai contribuenti perchè il loro denaro venga speso inutilmente: una struttura costosa e al contempo priva di forza, di autorità e di credibilità.
L'apice dell'assurdo si raggiunge però ad Aprile (qui il resoconto) quando, durante una contestazione, la Presidente dell'Ente Parco (Milena Bertani, nella foto), cercando di giustificarsi e di spiegare dice: "Non ci siamo mai piegati ai poteri forti [...]. Ci siamo allineati alla volontà dei Comuni [...] dovevamo andare contro alla volontà delle pubbliche amministrazioni?".
Ma la genuflessione è evidente, così come è pretestuoso scaricare le responsabilità sui Comuni. Ripeto, a cosa ci serve un ente parco se nel momento più critico delle sua storia è in grado di partorire uno scarno "ci siamo allineati alla volontà dei Comuni".
La catena degli allineamenti: il Parco del Ticino si allinea ai Comuni che si sono allineati alla Provincia che si è allineata alla Regione che si è allineata a Marcellino Gavio e alle sue ruspe.
Certo che dovevate andare contro la volontà delle pubbliche amministrazioni! Un errore è un errore da qualunque parte arrivi. E questo è un errore di proporzioni allucinanti. 11 milioni di metri quadrati di territorio agricolo persi per sempre per un'opera dalla dubbia utilità. Inoltre cave, svincoli, opere secondarie, annessi e connessi, un innesco a orologeria per gli anni a venire. Dovevate cercare di spiegare ai cementificatori della regione della provincia e dei comuni che la mano dell'uomo deve essere oltremodo lieve, che siamo talmente tanti e con un tale potenziale invasivo, grazie alla nostra tecnologia, che l'unica soluzione per il futuro di un parco è non fare niente, perchè madre natura sa benissimo cosa ci vuole basta lasciarla un po' in pace. Che questa incontrollata fame di suolo non si chiama sviluppo, si chiama autodistruzione.
Grazie Signora Milena Bertani, grazie di cuore. La ricorderemo per il suo coraggio e per la splendida gestione del Parco del Ticino.
M.L.
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