giovedì 1 febbraio 2007

L' ESERCITO DEGLI ONESTI

Questo scritto, in forma quasi lirica, illustra in modo efficace quali sono le vere radici della gente di queste terre, qual'è il vero sviluppo che questa gente desidera, come è difficile ingannarla con la disinformazione e con le false promesse. Chi non si immedesima in questa descrizione? Forse alcuni di coloro 'che stanno dall'altra parte', individui che per fortuna si contano sulle dita delle mani ma le cui opinioni sembrano valere più di quelle di una intera popolazione. I loro nomi? Noi non vogliamo puntare il dito su nessuno: per ora. Le generalità le forniranno loro stessi mercoledi 7 febbraio, al termine della Conferenza dei Servizi: non mancheremo di elencarne i nomi e i retroscena che li riguardano, dandone la massima pubblicità come promesso a suo tempo.

L'ESERCITO DEGLI ONESTI

Fu come un fulmine a ciel sereno.

Subito la corsa a difenderci, aderendo alle prime istanze di aiuto delle organizzazioni ecologiste. A nostra volta cercando nuovi consensi raccogliendo firme, facendo il tam tam con i paesi vicini, organizzando i primi incontri, a piccoli gruppi, in casa di amici. Dapprima ci definirono "ambientalisti", con mal celato senso di disprezzo, quasi a volerci umiliare delimitandoci nel numero (come dire “quei quattro scalmanati"). Si sbagliavano. Non siamo ambientalisti, ma cittadini affezionati alla propria terra, come tutti dovrebbero essere in una nazione che si definisce tale. Quindi, accortisi che crescevamo, tentarono di attribuirci un colore politico, per isolarci e ancora poterci contare. Nulla di più errato: siamo assolutamente apartitici. Completamente estranei a qualunque tipo di connotazione in tal senso, proprio per un nostro accordo morale, sottinteso ma condiviso da tutti in modo inequivocabile. Alla fine il paradosso. Insinuarono il sospetto che facessimo terrorismo, in quanto diffusori di notizie, a loro avviso, catastrofiche e allarmistiche.

Terrorista è chi, senza preavviso e consenso, catapulta un altro cittadino, come un corpo estraneo, in un mondo alienante, al quale non sente più di appartenere, causando danni gravi alla sua esistenza, alla qualità della vita e alla salute. Noi, semmai, i terroristi li denunciamo.

Certo non siamo patrioti. Tutta un'altra storia. Quelli imbracciavano le armi e sacrificavano la vita. Noi conosciamo solo le armi dell'onestà, della legalità, del buon senso e della conoscenza tecnica, contrapposte a quelle di una certa politica, del potere, del denaro e dell'arroganza.

Non si illudano di piegarci facilmente. Dovranno sempre fare i conti con noi.

Siamo ormai un esercito di cittadini ogni giorno più numerosi, organizzati, coordinati, in continuo contatto tra loro.

Gente comune, padri di famiglia. tecnici, intellettuali. Tutti sotto la stessa bandiera della buona fede.

Siamo l'invincibile "Esercito degli Onesti".


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei introdurre alcuni spunti di riflessione in merito al dibattito sulla autostrada Broni-Mortara, in particolare sul concetto di sviluppo e progresso che l’autostrada stessa dovrebbe garantire.
Alcuni esponenti del mondo industriale, economico, nonché il Presidente della Provincia, l’Assessore regionale alla Famiglia e Solidarietà Sociale e molti sindaci si sono spesi in difesa dell’autostrada che, a dir loro, sarebbe il volano per il rilancio economico della provincia di Pavia, garantendo posti di lavoro, insediamenti produttivi nonché ultima grande occasione di sviluppo. Sicuramente su un punto hanno ragione: lungo l’autostrada si insedieranno logistiche, capannoni, piccole e grandi industrie, depositi e di conseguenza si creeranno posti di lavoro. Ma alcune domande sorgono spontanee: è questo quello che il nostro territorio vuole e di cui ha bisogno? Questa è la vocazione della Lomellina, dell’Oltrepo e dell’intera provincia? Questo è lo sviluppo della nostra società per i prossimi decenni? A quale prezzo per la salute?
Ho la netta sensazione che si voglia imporre un modello economico che non ha molto futuro e che non rispecchia la storia e la tradizione della nostra provincia e non tiene conto di dati scientifici. Si accusano gli oppositori all’autostrada di essere contro il progresso. Bene, vorrei ribaltare l’accusa: contro il reale progresso e lo sviluppo sono proprio coloro che la propongono. Siamo nel nuovo millennio e il progresso e lo sviluppo non passano più da infrastrutture di questo tipo, non siamo nell’Italia degli anni sessanta dove c’era bisogno di collegamenti! A Davos in Svizzera, dove ogni anno si svolge un forum economico ai massimi livelli, gli esponenti dell’industria e dell’economia mondiale (tra cui General Elettrics, Pacific Gas & Electricy e Duke Energy colossi dell’energia, la banca d’affari Lehman Brothers e Alcoa, gigante dell’acciaio) hanno affermato che il futuro sarà nell’investire sulle nuove tecnologie, tanto che è nata un’inedita alleanza tra ambientalisti e industria per far pressione sugli stati al fine di abbattere le emissioni di gas serra. Il gotha industriale ha capito, anche grazie alla pressione dell’opinione pubblica, che il business del futuro è nella riconversione industriale verso le energie rinnovabili e i primi a capirlo faranno profitti da capogiro. A chi vuole investire sul trasporto su gomma consiglio di leggere i rapporti sull’ambiente non di legambiente o del WWF (sicuramente di parte, si potrebbe dire) ma dell’ONU che affermano che il riscaldamento climatico è inequivocabile e causato fondamentalmente da CO2 (passata da una concentrazione di 715 parti per milione a 1774 in due secoli, fonte 4° rapporto dell’Intergovernamental Panel on Climate Change IPCC, gruppo di 2.500 scienziati coordinati dall’ONU) e da altri gas serra. Gli ultimi cento anni hanno registrato un incremento della temperatura di 0,74 gradi (sempre IPCC). Le direttive dell’Unione Europea propongono di abbattere le emissioni di gas serra del 20%, e i 45.000 camion giornalieri che useranno l’autostrada li producono. Siamo o no anche noi nell’Unione Europea o pensiamo di far parte di un altro mondo? Oramai non tenere in considerazione, nelle pianificazioni economiche e sociali, che sono in atto mutamenti climatici causati da questo modello di sviluppo basato, fra l’altro, sui combustibili fossili e sulla distruzione dell’ambiente agricolo e naturale, significa essere fuori dalla storia e perdere la sfida del futuro: lo sviluppo sostenibile.
Secondo le raccomandazioni del rapporto Stern (consulente della Banca Mondiale), gli stati farebbero bene a investire nei prossimi anni circa l’1% del proprio Pil in prevenzione per evitare di spenderne il 20% nel prossimo futuro per contenere i danni climatici.
Se quindi di rilanciare l’economia vogliamo parlare, allora mi aspetterei dal mondo economico e politico pavese più serietà e più preparazione.
Magari puntando su un’agricoltura di qualità, dai risi alle viti e sul turismo dell’intera provincia, raccordando la splendida città di Pavia (che forse dovrebbe ragionare su come fare turismo copiando qualcosa dai vicini francesi), al Parco del Ticino (riconosciuto dall’UNESCO come Riserva della Biosfera), alla Lomellina (luogo di nidificazione e di passo fondamentale per decine di migliaia di uccelli, dove fra l’altro la nuova infrastruttura minaccia direttamente due tra le più importanti ed estese Zone di Protezione Speciale della Pianura Padana, Direttiva 79/409/CEE e indirettamente 10 Siti di Importanza Comunitaria , Direttiva 92/43/CEE), all’Oltrepo, terra di vini e di splendide colline assolutamente non conosciute se non da pochi (cosa fanno la Comunità Montana e la Provincia per promuoverne il turismo?).
Occorre rilanciare l’artigianato che ha bisogno di essere messo in rete e di seri piani di promozione e innovazione; si deve puntare sulle nuove tecnologie, dai biocarburanti alle fibre ottiche, per le quali non servono autostrade ma innovazione e ricerca, e su infrastrutture moderne, efficaci e pulite come il treno e i trasporti pubblici (non è possibile che in Lombardia i collegamenti tra le città siano così arretrati, chiedete ai pendolari quanto tempo perdono per ritardi ed inefficienze); nonché sulla cultura, le scienze e i saperi coordinando sempre più le eccellenze pavesi, come università e ospedali. È indispensabile investire sulla prevenzione di zone a rischio come il Po, il Ticino e le colline (negli anni ottanta la media nel mondo dei disastri naturali era di 173, negli anni novanta è salita a 236, nel solo 2005 sono stati 430 per un totale di 90.000 morti, fonte Wordwatch Istitute, USA) e sviluppare un serio piano per l’efficienza energetica che coincide con risparmio economico.
Per finire, vorrei chiedere meno stupore nel vedere che la società e i cittadini si mobilitano e si oppongono al progetto: solo negli ultimi mesi si è aperto un dibattito tra le parti e siamo stati informati in modo serio e dettagliato sul tracciato e le finalità dell’opera, prima se ne parlava solo tra pochi e a grandi linee.
Migliaia di milanesi nei fine settimana vengono da noi perché abbiamo ancora campi, colline, fiumi e bei paesaggi: torneranno nei prossimi anni quando avremo capannoni e industrie come da loro?

Nicola ha detto...

02/02 Venerdì ore 21 : Assemblea pubblica a Mortara organizzata da Lega Ambiente circolo Il Colibrì - C.so Cavour n° 66. Dibattito : UN'AUTOSTRADA IN LOMELLINA ? NE ABBIAMO BISOGNO ?
03/02 Sabato pomeriggio-sera : Pavia piazza della Vittoria banchetto raccolta firme e volantinaggio.
05/02 Lunedì ore 21 : Bressana Bottarone - Consiglio Comunale. Primo punto all’ordine del giorno : discussione su proposta della minoranza di deliberare sul blocco dell’iter autorizzativi dell’autostrada Broni-Mortara
05/02 Lunedì ore 21 : Pavia - Consiglio Comunale.
06/02 Martedì ore 21 : Assemblea pubblica a Pavia presso il Collegio Cardano (Viale Resistenza).
06/02 Martedì ore 21 : Assemblea a Garlasco : il Comune convoca un incontro pubblico (Sala polivalente Del Teatro Martinetti in via Ss. Trinità) - La parola ai cittadini

Anonimo ha detto...

- Autostrada: i motivi del NO

La mancanza di un piano economico-finanziario. Per la realizzazione della autostrada Broni Mortara è previsto un costo di 1064 milioni di euro, gran parte dei quali dovrebbero essere messi a disposizione dalla azienda che realizzerà l’opera. E’ previsto un finanziamento pubblico di 65 milioni di euro da parte della Regione Lombardia. Si tratta però di indicazioni di massima, poichè il piano economico e finanziario continua a essere secretato con la motivazione che la sua pubblicizzazione potrebbe costituire motivo di turbativa d’asta in fase di aggiudicazione dell’opera.

L’inadeguatezza a risolvere i problemi di viabilità locale. L’autostrada Broni Mortara viene ancora oggi propagandata come la soluzione irrinunciabile ai problemi di viabilità locale. I pedaggi (in automobile 0,148 Euro/Km - ovvero poco meno di 3 euro per percorrere 20 Km) fanno della autostrada Broni Mortara una delle arterie a pagamento più care d’Europa. La disposizione stessa del tracciato, che si snoda da est a ovest, mal si adatta alle esigenze del traffico locale, che deve risolvere quale problema più urgente la fluidificazione del traffico lungo la direttrice nord sud tra Pavia e Oltrepo pavese. La autostrada prevede come compensazione ambientale la “tangenzialina” di Cava Manara, realizzabile con finanziamento pubblico indipendentemente dalla costruzione della autostrada.

L’aggravio dell’inquinamento atmosferico. La autostrada Broni Mortara è finalizzata a delocalizzare una parte del traffico che oggi scorre sulle arterie autostradali che attraversano l’area milanese, convogliandolo a sud, tra l’Oltrepo’ Pavese e la Lomellina. Il che significa trasferire nel territorio pavese una quota rilevante di inquinamento atmosferico, destinata a incidere negativamente soprattutto sull’area sud Pavia (Cava Manara, S.Martino, Carbonara T.) già inclusa nell’area critica per la qualità dell’aria

Il consumo di suolo agricolo. La autostrada attraverserà un territorio a vocazione agricola cancellando oltre 4 milioni di metri quadrati invasi dalla sede stradale e dagli svincoli. La stima non tiene conto delle aree intercluse, vale a dire quelle aree agricole che rimarranno circondate da strade, linee ferroviarie, autostrada e che nel tempo sono destinate a perdere il loro ruolo di suoli coltivabili. Per una fascia di 300 metri ai due lati non sarà possibile la coltivazione secondo il metodo biologico.
Tenuto conto delle opere “collaterali” che l’autostrada potrebbe portare con se’ (interporto di Bressana, logistica di S.Giuletta) e del polo logistico di Mortara a completamento, il computo del suolo potenzialmente cementificato sale a 8.600.000 m2, pari a 12.900 pertiche milanesi, ovvero 1200 campi da calcio da serie A. Tradotto in produzione agricola, si tratta di suolo che produrrebbe 5500 tonnellate di grano tenero (resa 64 q/ha).
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Il fabbisogno di materiale inerte. A differenza delle autostrade esistenti in provincia di Pavia (Mi-Ge, To-Pc) la sede autostrdale della Broni Mortara è realizzata quasi tutta in rilevato e richiede pertanto il consumo di oltre 11.000.000 m3 di inerti che saranno cavati prevalentemente in provincia di Pavia, riaprendo cave oggi abbandonate, realizzandone di nuove, cavando nell’alveo del Torrente Terdoppio.

L’impatto su aree di interesse naturalistico. L’autostrada attraverserà il territorio del Parco Lombardo della Valle del Ticino e la Zona di protezione speciale della Lomellina. Per documentarsi sugli effetti si faccia riferimento a http://www.cicognabianca.it/.

Anonimo ha detto...

Vi spieghiamo il nostro no all’autostrada Broni-Mortara
La posizione del coordinamento..


Gli argomenti utilizzati a sostegno della Broni-Mortara sono essenzialmente legati a viabilità e sviluppo.
Viabilità - Nessuno mette in dubbio la necessità di realizzare un nuovo ponte sul Po per decongestionare la viabilità della ex-SS.35 da Pavia-sud a Bressana. E’ evidente però che si tratta di congiungere la tangenziale di Pavia a un nuovo ponte saltando Tre Re, il vecchio ponte e la rotonda di Bressana, dove confluiscono le due principali direttrici dell’Oltrepò centro-occidentale (Casteggio e Voghera). La Broni-Mortara si muove invece piuttosto sull’asse est-ovest. Per questo motivo a San Martino si pone la difficoltà di saltare SS.35 e ferrovia, superata brillantemente con un viadotto di 20m di altezza e 800 di lunghezza che passa sopra le teste degli abitanti. Non essendo l’autostrada un’alternativa al collegamento nord-sud allora si crea la tangenziale di Cava Manara, che incrocia la Broni-Mortara e la tangenziale di Pavia in un mega-svincolo grande poco meno del paese. Oltre a stringere molte frazioni in un cuneo tra due autostrade e il megasvincolo - e a passare decisamente vicino agli abitati di Sommo e Cava - la tangenziale non risolve il problema per cui è creata poiché si immette ancora sulla ex-35, con tutto il vecchio ponte da percorrere e code assicurate.
Come vede chiunque guardi il progetto in modo disinteressato, l’unico vero problema non è risolto. Il progetto della nuova autostrada infatti – ed è questo ciò che si sarebbe dovuto spiegare ai cittadini - non ha come obiettivo il miglioramento della viabilità della provincia, bensì di dirottare parte (c’è chi entusiasticamente arriva a dire il 70%) del traffico da e per Milano, quello che passa sulla A4 diretto alla A1 oppure quello che dalla A7 si congiunge alla A21. La Provincia di Pavia diverrebbe così la valvola di sfogo del traffico, soprattutto commerciale, che transita nella Lombardia occidentale, con il pesante inquinamento che ne consegue.
A ciò si deve aggiungere che per tentare di motivare quest’operazione si fa poi sempre riferimento al fatto che la Broni-Mortara - se avrà il collegamento con la A26 - costituirà un tratto importante del corridoio 5 (Barcellona-Kiev). Siamo al paradosso. Su percorsi di centinaia o migliaia di chilometri attraverso l’Europa il massimo che si può risparmiare percorrendo la nuova autostrada ed evitando un tratto di A26 e di A21 sono 25 Km, cioè un quarto d’ora. Tutti i giorni leggiamo tuttavia che l’opera è fondamentale per il corridoio europeo!

Sviluppo – Un ulteriore e decisivo contributo al volume di traffico della Broni-Mortara sarà dato dalle strutture logistiche che stanno alla vera base del progetto. Si tratta del polo intermodale di Mortara, il retroporto di Bressana e il polo logistico di Santa Giuletta, propagandati dai proponenti come tappe inevitabili di uno sviluppo altrimenti impossibile. Si dice: dato che si devono fare poli e retroporto, allora serve un’autostrada che li colleghi tra loro e alla rete autostradale esistente. La Broni-Mortara sarà perciò percorsa, oltre che dal traffico deviato dal nord della regione, dagli autotreni che partiranno dai vari poli verso la loro meta. Le strutture logistiche, dice il buon senso, si costruiscono accanto alle vie esistenti. Qui invece prima si progetta la struttura in luoghi non situati su vie di comunicazione importanti o incastrati in zone densamente abitate e costruite, per lamentare poi la necessità di una via di collegamento adeguata a sopportare gli impressionanti volumi di traffico previsti (45.000 veicoli al giorno, di cui 30% camion). La sola certezza per un’autostrada con questi livelli di traffico è che produrrà un inquinamento tale da compromettere la nostra salute e il nostro ambiente.
La teoria dei proponenti si snoda poi attraverso un ultimo punto. La Broni-Mortara risolverà i problemi di sviluppo creando nuovi posti di lavoro poiché lungo l’autostrada si insedieranno nuovi poli industriali, commerciali, logistici. Mai chiaramente delineato, sempre fumoso e vago, lo sviluppo che viene immaginato per la Lomellina e il primo Oltrepò è quindi costituito da gangli di autostrade a grande scorrimento, agglomerati industriali, centri commerciali, poli logistici. Qualcosa che assomiglia molto da vicino alla periferia milanese. Di fatto il progetto di questa autostrada, che mira ad essere anche un’alternativa all’A4 e alla tangenziale ovest di Milano, getta le basi per l’assimilazione ambientale, produttiva, sociale della nostra provincia all’hinterland milanese.
Si tratta di un’idea molto vecchia di sviluppo che punta tutto sul trasporto su gomma e sull’industria, cioè su uno sviluppo insostenibile e altamente inquinante, che compromette irrimediabilmente la qualità della vita di persone che hanno deciso di restare o venire a stare nella nostra provincia proprio perché non cercano o fuggono la situazione ambientale e sociale che gli viene ora preparata - senza che si abbia il coraggio di dirlo – da questa autostrada.
Chiediamo ai cittadini della provincia di Pavia se è questo il futuro che vogliono.
Non siamo “quelli che dicono sempre no”: esprimiamo un no ragionato a un progetto che abbiamo studiato a fondo, evidenziando i problemi che non risolve e i molti e gravi che crea. Crediamo che sia irresponsabile sacrificare sull’altare della Broni-Mortara ciò che la nostra terra è divenuta col lavoro del tempo e degli uomini e ciò che potrebbe essere grazie alla sua inestimabile immagine. Crediamo invece che sia necessario riconoscere e valorizzare le ricchezze e potenzialità di una terra assolutamente unica nel panorama europeo in vista di uno sviluppo veramente moderno, che abbia cioè un futuro.
Certo, è più difficile; ma è su questo che i cittadini vogliono discutere, decidere e fare la loro parte e su cui invece non sono stati nemmeno informati. Se non si capisce questo disagio e non si cerca di ascoltare e magari scoprire competenze inespresse, idee nuove, creare un tavolo vero e democratico, mediare e coinvolgere ma, al contrario, si chiude ogni discussione con parole d’ordine quali “occasione storica irrinunciabile”, “l’unica possibilità di sviluppo”, allora non si fa che aumentare la già profonda sfiducia della maggior parte dei cittadini verso la classe politica ed economica che li governa.

Anonimo ha detto...

E'2 anni che ci raccontano della Broni-Mortara come un autostrada costruita con solo il 6% di capitale pubblico sull'intero ammontare dell'investimento.Ora mi sembra giunto il momento di sciogliere questa favola. Dunque la società promotrice è la Sabrom spa,controllata da Gavio con il 55% delle azioni,il rimanente (45%) è di proprietà della Milano-Serravalle spa.Gli azionisti della Milano-Serravalle sono:il comune e la provincia di Milano,ANAM,CCIA di Milano,il comune e la provincia di Pavia,CCIA di Pavia,comune di Como,comune di Lecco,comune di Genova ed altri soggetti ben visibili con le loro quote di proprietà
al sito della suddetta società. Questi azionisti sono amministrazioni pubbliche o soggetti a capitale pubblico. Senza usare fogli di calcolo complessi mi sembra che 45+6 dia 51 e questa cifra in percentuale sia l'apporto di denaro pubblico sull'ammontare dell'investimento.Ci hanno raccontato delle BALLE!!!
E non è finita: i rappresentanti del Comune e della Provincia di Pavia
sedevano con diritto di voto alla Conferenza dei Servizi.La domanda mi sorge spontanea:qualè la garanzia d'imparzialità che offrono ai loro cittadini essendo anche soggetti promotori? E il conflitto d'interessi?

La realizzazione di questo assurdo progetto oltre a minacciare la nostra salute deve gravare sui nostri portafogli?

Claudio